martedì 5 aprile 2016

Intervista a Giacomo Leopardi di Maria Vittoria VD

INTERVISTA A GIACOMO LEOPARDI

Sotto la finestra di casa mia vidi un gran letterato: Giacomo Leopardi .
Arrivava barcollando per colpa del suo corpo scheletrico. Scesi le scale e lo accompagnai in un bar, ambiente nuovo per lui.  Ci salutammo e ci presentammo; qui iniziò la mia intervista.
La prima domanda che gli feci fu: ”Lei, quando e dove è nato?“
Lui  con la sua voce sottile rispose: “Nacqui a Recanati,  il 29 giugno 1798.“
Continuai chiedendogli: “Da chi?“
Lui rispose: “Da Adelaide dei marchesi  Antici e dal conte Monaldo,“ e aggiunse, “poi ebbi altri 3 fratelli: Carla , Paolina e Luigi.”
Dopo aver chiesto un caffè continuammo  la nostra intervista.
“Scusi signor Leopardi, le posso dare  del tu?”, così ripresi il nostro dialogo.
E il grande poeta: ”Certamente signorina, così potremo parlare liberamente!”
“I libri di letteratura dicono che avevi raccolto, con grande spesa, una ricchissima biblioteca che nel 1812 hai persino reso pubblica ai tuoi concittadini e nella quale, a soli 10 anni, cominciasti a studiare da solo senza nessun precettore. E’ vero?”
Lui con uno sguardo di stupore mi guardò, poi mi rispose così: ”Certo è tutto vero e devo dire che ebbi l’appoggio dei miei familiari!”
Secondo me stavo invadendo troppo la sua intimità, ma ormai l’avevo fatto e gli chiesi ancora: “Chi fu la ragazza che conquistò il tuo cuore?”
Lui diventò rosso come un pomodoro e dopo alcuni secondi di imbarazzo cominciò: “La ragazza si chiama Silvia. Le dedicai anche una poesia. Se vuoi posso recitarne una strofa. Ti va?”
Risposi di sì e lui iniziò così:
“Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?”

Appena finì gli chiesi di continuare a recitare tutta la poesia e così fece, ma ora non sto a raccontarvela tutta.
Il tempo era finito.
Tutti e due ci salutammo con una piccola lacrima sulla guancia.
Comunque posso raccontarvi il suo aspetto. Già prima avevo detto che era molto magro, aveva un viso pallido, quasi fosse un fantasma, i suoi capelli sembravano un cespuglio. Portava addosso una camicia color smeraldo e i pantaloni erano dello stesso colore. Ai piedi portava dei mocassini marroni.
Mi dispiace di non avergli fatto più domande, ma il tempo a nostra disposizione era terminato e non ci potevo fare niente.
Però non vi ho detto una cosa, mi sono fatta autografare il giornale. Ecco l’autografo con la dedica:

A Maria Vittoria con affetto
da Giacomo Leopardi

E si conclude così l’intervista a Giacomo Leopardi.

Scritto da Maria Vittoria La Gamba