martedì 22 marzo 2016

Racconto giallo - Omicidio in villa

RACCONTO GIALLO

Alice Albamonte V B

Omicidio in villa

Era una notte buia e tempestosa e il signor Montenegro stava seduto in poltrona davanti al camino. Ad un tratto un colpo di vento improvviso spense il fuoco ed il signor Montenegro si ritrovò nel salotto della sua grande casa di campagna, completamente al buio.
Allarmato si alzò dalla poltrona e andò a controllare da dove provenisse quel soffio di vento che improvvisamente aveva attraversato la sua casa.
Si incamminò attraverso il lungo corridoio buio che porta alla grande cucina in cerca di una finestra spalancata dal vento impetuoso che soffiava quella notte.
Giunto alla fine del corridoio sentì alle sue spalle uno scricchiolio del pavimento in legno, ma non fece in tempo a voltarsi perché venne colpito alla nuca da un pesante martello e cadde a terra esanime.

Il giorno seguente la tempesta era passata e splendeva un tiepido sole di primavera quando miss. Olga la governante del signor Montenegro, di prima mattina, entrò nella grande villa come faceva ogni giorno.
Una volta entrata in cucina Olga vide due piedi sbucare da un angolino, si avvicinò timorosa e riconobbe il suo principale. Il corpo era disteso in terra e immerso in un lago di sangue.

Olga presa dal panico corse al telefono e chiamò la polizia. Era talmente agitata che quasi non riusciva a parlare e fu molto difficile per il poliziotto che rispose al telefono capire cosa fosse successo.
Passarono pochi minuti e arrivarono il commissario Montalbano con il suo aiutante Mimì a bordo di una macchina della polizia a sirene spiegate.
Dopo aver visto il cadavere e dopo aver fatto un primo giro della casa i due poliziotti chiesero alla governante come avesse trovato il cadavere.
Vollero sapere tante altre cose : se il signor Montenegro viveva da solo, quali fossero le sue abitudini, se riceveva visite, se in casa era stato rubato qualcosa, se il morto aveva parenti e in che rapporti era con loro. Non la finivano più di fare domande e la povera Olga che già era sconvolta per la morte del signor Montenegro, non vedeva l’ora che la lasciassero in pace.
Alla fine del lungo interrogatorio, i poliziotti vennero a sapere che il signor Montenegro aveva un fratello con cui non andava d’accordo a causa di un litigio ormai vecchio in cui nessuno dei due voleva chiedere scusa.
Il commissario Montalbano iniziò ad avere sospetti sul fratello di Montenegro, che si chiamava Marco.
Purtroppo le analisi sul cadavere svolte al laboratorio di medicina legale non dettero risposte utili per le indagini. Il signor Montenegro era stato ucciso da un colpo di martello alla nuca ma non furono trovate tracce utili a scoprire l’assassino.

Nei giorni successivi i due poliziotti tornarono a casa del defunto e ispezionarono la posta arrivata al signor Montenegro, con molta fortuna, trovarono una lettera spedita dal fratello Marco; c’era scritto che se il signor Montenegro non pagava la cifra di 100 mila euro lo avrebbe denunciato. Poi dopo altre ricerche,  Mimì trovo una lettera dallo stesso mittente che era stata inviata il giorno prima della morte. C’era scritto che la cifra da pagare era aumentata a 200 mila euro e che doveva essere pagata entro il giorno dopo.
Alla fine delle lettere era indicato l’indirizzo dove il morto avrebbe dovuto consegnare i soldi. Il commissario prese l’auto e raggiunse l’indirizzo che non corrispondeva ad una casa ma ad una fabbrica isolata dalla città e da tutto il resto.
Entrato vide subito che, su un tavolo da lavoro ormai vecchio e inutilizzato da anni era posato un pesante martello macchiato di sangue.
Le analisi scientifiche sul martello rivelarono che il sangue essiccato corrispondeva a quello del signor Montenegro e che, sul manico del martello erano presenti le impronte digitali del fratello Marco.

A questo punto il fratello del signor Montenegro fu ritenuto il principale indiziato dell’omicidio e il commissario ed il suo vice lo andarono ad arrestare.

Marco Montenegro viveva in una povera baracca, in condizioni ben più umili di quelle nelle quali viveva il ricco fratello. Quando lo trovarono era in preda al dolore ed al rimorso per l’uccisione del fratello.
Raccontò a loro una triste storia.
I due fratelli erano figli di un ricco industriale, proprietario della fabbrica abbandonata, che, una volta era molto famosa e produceva grande ricchezza per la loro famiglia.
Quando il padre era morto il signor Montenegro si era impossessato dell’intera eredità, lasciando il fratello Marco nella più assoluta povertà.
Il povero Marco si era rassegnato a questa ingiustizia e aveva rinunciato a rivendicare la sua parte dell’eredità perché era addolorato dal tradimento del fratello maggiore. Finché la piccola figlia di Marco non si era gravemente ammalata. Per le cure della figlia Marco era stato costretto a chiedere aiuto al fratello che, però, anche questa volta si era dimostrato insensibile ed egoista.
Così, la notte dell’assassinio Marco si era recato ancora una volta dal fratello e, in preda alla disperazione, lo aveva ucciso.

Il commissario Montalbano ed il suo vice Mimì, a malincuore arrestarono l’assassino, sperando che il giudice sarebbe stato clemente con lui.