FURTO AL MUSEO DEL LOUVRE
(di Tommaso Capomasi – V B)
Era una notte piovosa e al museo del Louvre regnava un silenzio
assoluto.
Ad un certo punto qualcuno vestito di nero e con un cappuccio
disattivò le telecamere
e si addentrò nell’edificio girando tra le sale.
Cercava la Gioconda e appena la vide rimase folgorato dal suo
sguardo. Velocemente staccò il quadro dal muro e si diresse verso l’uscita
laterale per sfuggire alle telecamere
che con il buio non l’avevano individuato.
Il mattino seguente i responsabili della sicurezza si accorsero
che mancava il famoso quadro e diedero l’allarme alla polizia.
Gli agenti chiesero l’aiuto di un famoso investigatore che,
insieme al suo aiutante, si mise immediatamente a perlustrare la zona cercando
degli indizi. L’investigatore si insospettì vedendo una piuma di pavone in un
angolo della sala che riconobbe appartenere ad un tipo di cappello molto raro
da trovare a Parigi.
Quindi si recò in un rinomato negozio di cappelli del quartiere e
parlando con il proprietario scoprì che quel cappello era stato venduto qualche
giorno prima ad uno straniero che parlava male il francese.
L’investigatore si fece descrivere il volto dello straniero e il
suo aiutante si ricordò di averlo visto nei paraggi del museo nelle settimane
precedenti.
Lo straniero era già stato schedato dalla polizia per piccoli
reati precedentemente commessi, quindi fu semplice per l’investigatore
individuare il luogo in cui viveva.
Nella notte fecero irruzione nel piccolo appartamento, che si
trovava all’interno di un palazzo vecchio e umido, e trovarono il ladro che
dormiva tranquillamente e sul tavolo da pranzo la preziosa tela coperta da un
lenzuolo.
Quindi il ladro fu arrestato senza riuscire ad
opporsi e il quadro finalmente venne riportato al museo.